ORPHAN BLACK - Recensione di "The Collapse of Nature" (Ep. 4x01) - Look at me. Can you see me?

Una premiere che non delude quella della quarta stagione di Orphan Black, che torna con un ottimo episodio e con una superba e sempre diversa Tatiana Maslany.

Lo stratagemma narrativo scelto in questa puntata ricalca quello del flashback, e ci regala finalmente una visione più intima e dettagliata degli eventi antecedenti alla storia sinora raccontata e soprattutto del personaggio di Beth Childs, l'agente di polizia morto suicida nei primissimi momenti dell'esordio dello show, la cui morte porterà Sarah Manning a scoprire l'esistenza dei cloni ed a indagare su tutta la vicenda.
Non è però solo Beth l'unico clone Leda che, seppur noto, iniziamo a conoscere. Dopo Krystal Goderitch nella scorsa stagione, un nuovo personaggio entra ad arricchire l'interpretazione sfaccettata della Maslany: Mika, alias M.K., una elusiva e misteriosa Leda dallo strano accento (forse islandese) che sembra saperne molto più delle altre “sorelle” del progetto che le coinvolge e dei pericoli che questo comporta.


E' notte e, nel mezzo di un bosco, due paramedici seppelliscono quello che ha tutta l'aria di essere un cadavere sotto lo sguardo nascosto di una misteriosa figura, la cui identità è celata dalla maschera di una pecora (di chiaro richiamo al ben più famoso clone Dolly).

La scena si posta quindi all'interno di un appartamento, dove un'assonnata Tatiana Maslany risponde ad una chiamata notturna, ma è solo quando le compare Paul accanto che capiamo che si tratta di Beth e che siamo in un flashback.

Già dai primi minuti iniziamo ad intuire quello che in questi anni avevamo solo potuto dedurre: Beth è una donna danneggiata, dipendente da droghe, indebolita psicologicamente dalla scoperta della sua reale natura e dalla sua fallimentare vita sentimentale, che recentemente (proprio grazie a M.K.) ha scoperto essere solo il frutto di una farsa.


Grazie alle informazioni di Mika, Beth in veste di poliziotta rinviene il cadavere di Edward Capra, a cui sembra esser stato asportato un pezzo di guancia e che presenta, tra le tante, una particolare modificazione dei genitali.

Le indagini (e le informazioni di M.K.) portano Beth sulle tracce dei neoluzionisti, prima al Club Neolution, di proprietà di Olivier Duval (già conosciuto nella prima stagione – ep. 1X05 e 1x08), e poi da un'altra nota conoscenza, il dottor Leekie.
La “misteriosa fonte anonima” mette ulteriormente Beth (già monitorata per la sua dipendenza da pillole) sotto una luce sospetta agli occhi dei suoi capi, che la tagliano fuori dalle indagini. 
Gli eventi però sembrano precipitare quando la ragazza, dopo una segnalazione di una giovane incontrata al Club Neolution che le rivela la scomparsa del compagno, assiste ad un improvvisato intervento di asportazione all'interno della guancia di quest'ultimo di un parassita (vi ricorda qualcosa?), ma viene scoperta e nella fuga uccide accidentalmente una giovane donna asiatica.

Il cerchio si chiude quindi con la prima stagione, quando vediamo Art ricostruire, per proteggere Beth, la scena dell'omicidio in modo da farlo verosimilmente sembrare un tentativo di legittima difesa. Il sindacato affida Beth sotto la sorveglianza del Detective Duko ma l'uomo, come la ragazza sa bene per averlo visto poco prima, è un infiltrato dei neoluzionisti.

L'episodio termina con un ritorno al presente, in cui Sarah, addomentata vicino alla piccola Kira, viene svegliata da una telefonata di Art che le passa M.K.: I neoluzionisti sanno dove si trova e stanno arrivando.



Beth 

L'episodio è completamente centrato su Beth Childs, di cui abbiamo avuto modo di vedere in passato solo alcuni fotogrammi nella prima e nella terza stagione (quest'ultima all'interno di un sogno della stessa Sarah).
Il ritratto che ne viene fuori è, nonostante tutto, molto complesso. Beth, una donna forte spezzata dalla realtà della sua storia biologica, che non riesce a trovare se stessa neanche negli occhi dell'uomo che le dovrebbe stare accanto. “Look at me. Can you see me?” Gli chiede, quasi lo implora, forse in una sorta di negazione di una verità che è troppo dura da accettare, mentre davanti a lei Paul resta incapace di guardarla mentre le nega oltra al sesso, anche l'addio di una fine dignitosa della loro relazione. Come è diverso da quel sesso appassionato che Paul, solo pochi giorni dopo, condividerà con Sarah, così uguale ma così diversa, così “viva”.

Beth che sa di non poter avere figli. Beth che si prende cura di Cosima e Alison. Beth nella spirale della dipendenza da quelle pillole che le impediscono di sentire, sentire le emozioni, sentire il dolore. Beth a cui resta, forse, un unico legame, quello con Art, l'unico che riesce a guardarla dentro e che così facendo le restituisce una sorta di identità. Molto belli ed intensi durante tutto l'episodio i dialoghi tra la Maslany e Hanchard (che ci regala una bella performance), che ci riportano all'origine del loro rapporto, unendo gli ultimi tasselli mancanti della ricostruzione a ritroso. 
Art mette tutto a repentaglio per Beth, la sua carriera, la sua integrità, ed in fondo anche la sicurezza di sua figlia.

Felix

Ritroviamo nel flashback, anche solo per un cameo all'interno dell'episodio, il nostro amatissimo Felix, trattenuto negli uffici della polizia. 
"Possession, solicitation, public urination... That's nice.
"That was a performance piece!" Come si fa a non amarlo? 




Titoli come chiave di lettura

Come ci ha abituati in passato, anche quest'anno la serie ci fornisce l'intuizione attraverso cui dovremo interpretare i 10 episodi della stagione mediante il richiamo nel titolo di opere famose, ognuna in qualche modo chiave di lettura della storia: la prima stagione con L'origine della specie di Darwin, la seconda con gli scritti di Sir Francis Bacon, lo scorso anno con il Discorso d'addio alla nazione di Eisenhower. 
Quest'anno è la volta di Donna J. Haraway, filosofa contemporanea statunitense, capo-scuola del teoria cyborg, una branca del pensiero femminista che studia il rapporto tra scienza e identità di genere.

Il pensiero della Haraway è incentrato sulla convinzione che la cultura occidentale sia sempre stata caratterizzata da una struttura binaria concettuale che si manifesta in coppie di categorie (uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente). In questo dualismo però emerge una asimmetria data dal predominio di un elemento sull'altro. Questo porta la filosofa a teorizzare "la figura del cyborg come metafora della condizione umana, sia uomo che macchina, situato oltre le categorie di genere, sospeso tra finzione e realtà. In questo contesto si inseriscono la scienza e la tecnologia. L'uso di protesi, lenti a contatto, by-pass sono solo un esempio di come la scienza sia penetrata nel quotidiano e abbia trasformato la vita dell'uomo moderno. La tecnologia ha influenzato soprattutto la concezione del corpo, che diventa un territorio di sperimentazione, di manipolazione, smettendo dunque di essere inalterato e intoccabile. Se il corpo può venire trasformato e gestito, cade il mito che lo vede come sede di una naturalità opposta alla artificialità. Di conseguenza viene invalidato il sistema di pensiero occidentale incentrato sulla contrapposizione di due elementi antitetici, perché non possiamo più pensare all'uomo in termini esclusivamente biologici. Il cyborg è infatti una creatura né macchina né uomo, né maschio né femmina, situato oltre i confini delle categorie che siamo normalmente abituati a utilizzare per interpretare il mondo.” (cfr. pagina wiki Donna Haraway)
Direi promettente e decisamente in linea con la storyline di Orphan black, non trovate?


Vi lascio con il promo dell'episodio in onda stanotte, tradotto e sottotitolato dai nostri amici di Subtitles on demand, vi aspetto per commentarlo insieme!



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Articolo di IlRiccio

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