VIKINGS - Dove eravamo rimasti? (Recensione a freddo della quarta stagione)

Se si dovesse definire la quarta stagione di Vikings con tre parole, credo che le più adatte sarebbero "passaggio di testimone".
La morte di Ragnar è forse il punto massimo raggiunto. Da lì ogni cosa esplode.
Un po' come sulle montagne russe: si sale lentamente, si raggiunge il punto più alto, per poi essere lanciati nel vuoto, in pieno potere del macchinista.


Il ritorno di Ragnar a Kattegat, dopo la cocente sconfitta a Parigi, segna il punto di svolta, il momento in cui il Re dei Vichinghi cerca di riconoscere ai propri figli la possibilità di succedergli.
Ma chi di loro dovrebbe?
L'intera stagione sembra convogliare la nostra attenzione sui rapporti che intercorrono fra i figli di Lothbrok.
Il re dei vichinghi è ormai stanco e stremato sia fisicamente, dalla faticosa battaglia a Parigi, che, ancor più, spiritualmente.
I continui litigi e problemi con la moglie, colei che in passato lo aveva strappato dalle braccia di Lagertha, il reiterato e sempre più grave tradimento del fratello Rollo, colui che si è perfino venduto ai francesi, rinnegando le proprie radici e lo stesso potere, lo stesso governo che lo logorano.
Si sa, Ragnar voleva scoprire terre e conoscere, non governare su tutti i vichinghi.

I primi quattordici episodi, sembrano voler porre le basi della bomba che esploderà e ci travolgerà negli ultimi cinque episodi.
"I piccoli cinghiali grugniranno quando sapranno quanto ha sofferto il vecchio cinghiale” è così che ci lascia Ragnar. Con la promessa di ciò che i suoi figli faranno, appena saputo della sua morte.
Però, ciò che il re dei norreni non ha -per sua fortuna, forse- potuto comprendere a fondo, è quanto i suoi figli non siano pronti, quanto essi siano ancora immaturi e litigiosi. Ma, soprattutto, quanto siano tutti così distanti dalla sua visione del mondo.
Nonostante Bjorn decida di esaudire il desiderio di suo padre, nell'assicurare alla propria gente terre da coltivare in Inghilterra, egli sottolinea sempre come quello sia il desiderio di suo padre e quindi, chiaramente, non il suo.
Ironside è pronto a partire per poter navigare, nuovamente, nel mediterraneo.
Ivarr è pronto a razziare, a depredare l'intera Inghilterra e perchè no, il mondo, sentendosi, probabilmente, l'unico vero erede di suo padre, in quanto suo compagno nell'ultimo viaggio.
L'unica cosa che gli interessa altrettanto, è vendicare la morte della madre, avvenuta per mano di Lagertha.
Vendetta in cui cerca, a turno, di trascinare anche gli altri tre fratelli. Il più giovane dei Lothbrok, però, sa dimostrarsi un ottimo stratega militare durante la battaglia contro l'esercito del principe Aethelwulf.
Ubbe, d'altro canto, è colui che ha sempre cercato la mediazione e la ragione (anche se il tutto pur sempre a proprio vantaggio) ed in particolare ha cercato di instillarla nel giovane Ivarr.
Hvitserk è il puro e giovane spirito vichingo. Annebbiato dall'euforia della battaglia e dall'incoscienza della giovane età.
Siggurd non ha avuto possibilità di dimostrarci le sue vere intenzioni, se non quelle di prendere in giro ed umiliare il fratello disabile. Prese in giro che gli sono costate la vita.
Seguendo questa linea di analisi, credo che ogni figlio di Ragnar rappresenti una sfaccettatura del carattere paterno, che piano piano si mostra a noi, sottolineando, una volta di più, quale uomo insostituibile egli fosse.


Al momento della decisione sul da farsi in merito ad uno degli assassini del padre, i Ragnarsson si dividono ed ancora una volta si ritrovano a discutere.
Non a caso, deciso il da farsi e compiuto l'accordo con Ecbert, ognuno dei Lothbrok prenderà una strada diversa e, Bjorn, sottolineerà come sia stata solo e soltanto la morte del padre a tenerli uniti.
Per questo, i figli di Ragnar, sono ancora immaturi ed incapaci di afferrare il testimone che il padre ha cercato di allungare loro da metà stagione.
Sarà in grado, almeno uno di loro di raccogliere l'eredità paterna?

Ma questa è anche la stagione delle vendette. Se la più grande è quella che cercano i Ragnarsson nei confronti dei due monarchi inglesi, non bisogna sottovalutare le continue minacce di Ivarr nei confronti della nuova regina di Kattegat.
Siamo quasi arrivati allo scontro fisico tra i due figli di Auslaug e Lagertha, interrotto però dal ritorno a casa di Bjorn dopo il viaggio nel mediterraneo insieme a suo zio.
Lo zio Rollo, colui che ha tradito i vichinghi, è andato a razziare con la sua gente, un'ultima volta, nel mediterraneo per poi tornare a casa da una regina francese furiosa ed incapace di comprendere l'uomo che ha di fronte.


Ma questa è anche la stagione dei tradimenti e dei sotterfugi.
Bjorn tradisce Torvi con il braccio destro di sua madre, Astrid; Lagertha che pugnala a morte il suo braccio destro e futuro marito, Kalf -dopo avergli a lungo promesso la morte-; non ultimo il tradimento, se così si può chiamare, che conduce Ecbert ai danni di Bjorn ed i suoi fratelli.
Il re del Wessex ha abdicato in favore del figlio, ma senza farne parola, promette la firma del documento della cessione dei terreni ai vichinghi in quanto, a sua detta, lui è il Re.

Ancora una volta, abbiamo subìto la perdita di tanti personaggi. In prmis la regina Kwentrith, pugnalata da Judith, pronta a correre in soccorso del suo amato suocero, minacciato dalla regina stessa.
Quella di Kalf, del Re Aelle o quella degli abitanti degli accampamenti vichinghi che Rollo fa radere al suolo, una volta passato dalla parte dei francesi, scatenando le ire del fratello.
Una delle morti più toccanti, resta quella della piccola Angrboda. Figlia di Floki ed Helga che perdere la vita a causa delle febbri, durante il rigido inverno.
Il padre, imprigionato da Ragnar come punizione per l'omicidio di Athelstan, viene informato solo in un secondo momento della prematura dipartita della piccola.
Sarà così Ragnar a trovare Helga che tenta di scavare una fossa per la figlia; mosso dal dispiacere e probabilmente dal ricordo della sofferenza data dalla perdita di una figlia, il re ignorerà le proprie ferite, sostituendo la donna nella faticosa operazione.
La morte della piccola Angrboda, creerà un dolore incolmabile sia in Floki che in Helga ma la donna non sarà mai in grado di tornare se stessa e di convivere con la perdita.
Durante la razzia nel mediterraneo, deciderà di salvare ed adottare una giovane spaventata. Sarà proprio la ragazza, che lei tanto ha voluto con sè, che la porterà ad una prematura morte.
La morte di Helga e la morte di Ecbert rappresentano, a parere di chi scrive, la fine di un'era, di un'epoca. La fine della divisione tra il mondo vichingo e quello "civilizzato", la fine di alcuni valori e di molti simboli.
Lo stesso Floki, confesserà a Bjorn di non essere più se stesso e di essersi perso completamente dopo la morte della figlia, del suo più caro amico ed infine della donna che ha sempre amato.
I vichinghi che razziavano, esploravano terre e combattevano al fianco di Ragnar Lothbrok sono ormai estinti.
Un nuovo mondo sta sorgendo, dei nuovi vichinghi, dei nuovi inglesi.
Non a caso, negli ultimi minuti dell'ultimo episodio, ci viene introdotto un nuovo personaggio: un vescovo lussurioso e pronto a combattere.


Aspettiamo con trepidazione la nuova stagione di Vikings per sapere che ne sarà di Torvi, gravemente ferita alle porte di Kattegat; che ne sarà di Lagertha: riuscirà a tenere il potere fra le proprie mani o capitolerà? Che ne sarà di Bjorn? Partirà davvero di nuovo per il mediterraneo? Che ne sarà dei suoi fratelli e soprattutto di Ivarr, dopo che ha ammazzato Siggurd? Il complotto ordito da re Harald e suo fratello verrà smascherato? Quali equilibri romperà il nuovo personaggio? Non ci resta che aspettare e lasciarci andare alle speculazioni.



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Articolo di Unknown

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