STAR TREK: DISCOVERY - I produttori parlano del dilemma di Michael Burnham!


Continuiamo a parlare del ritorno di Star Trek e lo facciamo dal punto di vista del personaggio più interessante finora, vale a dire Michael Burnham, interpretata da Sonequa Martin-Green. A questo proposito i produttori Alex Kurtzman e Akiva Goldsman raccontano in un intervista il dilemma morale che coinvolge attivamente la protagonista.


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Come sottolinea The Hollywood Reporter, in Star Trek: Discovery assistiamo a un fenomeno nuovo nel franchise, vale a dire avere come protagonista non un capitano, ma un ufficiale, perlopiù donna e afro-americana, il che ci fa capire che la base della saga viene ripresa e tenuta elevata. Nonostante la dipartita di Bryan Fuller per differenze creative e aumenti nel budget, i produttori sostengono che l'impronta di Fuller è ancora viva nella serie, come abbiamo potuto vedere nel prologo e come vedremo nel terzo episodio, considerato un reset della trama. 
I due produttori sottolineano che la morte del capitano Philippa Georgiou è sempre stata pianficata, come motore per gli eventi che hanno portato all'ammutinamento di Michael Burnham, primo caso nella storia della Flotta Stellare, e alla conseguente condanna. Il terzo episodio, che sappiamo essere diretto da Akiva Goldsman, riprenderà proprio da questo, offrendo alla protagonista un occasione per rifarsi, se così possiamo dire, ma non avverrà nel modo in cui ci aspetteremo.
Goldsman e Kurtzman parlano del personaggio, riferendosi a un vero e proprio "dilemma Burnham" e raccontano della struttura della storia che hanno pianificato "La struttura dei primi tre episodi ha a che fare con la fine. Per poter costruire la trama di questa stagione, dovevamo sapere dove saremmo finiti. Quando Bryan ha lavorato alla storia, una parte di quello che ci ha emozionato era la vita interiore di Burnham e la struttura di dove la volevamo alla fine della stagione. Doveva avere a che fare con il porre un idea dove pensi di sapere di andare a finire, ma non è dove si va realmente a finire."



Goldsman dice di apprezzare i sequel che in qualche modo creino un gap temporale e per l'appunto, nel terzo episodio avremo un salto temporale di almeno sei mesi.
"Ciò che avete visto era un tipico contesto di Star Trek dove Burnham ha un buon rapporto col suo capitano, la loro missione è pacifica e salvano delle vite ma alla fine, tutto è divenuto molto arduo. La vita, l'amore e il grado sono perduti. Cominciamo con la perdita e poi con la speranza e ciò era molto eccitante per me. Non lo facciamo come una trovata, la domanda fondamentale che Burnham si farà è 'se mi fossi comportata diversamente, la mia migliore amica e madre acquisita sarebbe ancora viva e questa guerra coi Klingon sarebbe avvenuta?' Ora non risponderemo a queste domande, ma la serie sarà su Burnham che cerca di capire le conseguenze delle sue azioni. È un problema complicato."

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Riguardo alla figura di T'Kuvma e in generale alla presenza dei Klingon in modo predominante, i produttori affermano che l'aspetto politico "non si ferma all'attuale situazione in America, ma è basato sulle tendenze globali, come quando la serie originale parlava al mondo negli anni 60. Quando Bryan ed io lavoravamo sulla storia del pilot un anno e mezzo fa, era molto importante presentare entrambi i lati del conflitto. Volevamo creare un mondo dove potevamo vedere com'era essere un Klingon con queste scene sottotitolate molto lunghe. Non sarete mai in grado di toglierli durante la visione. Si arriva a capire i Klingon come razza, come vivono nei loro costumi e le vite interiori di ognuno, una cosa che nei film non è stato possibile."


Abbiamo già visto Sarek, vedremo Harry Mudd in nove episodi della serie e Fuller ha parlato della presenza di Amanda Grayson ma "non vedrete i Romulani. Sarebbe una violazione del canone, ma ci saranno altre razze note che vedremo, potenzialmente alleate. Per ragioni che non possiamo spiegare non violiamo il canone."

Alla fine i due espongono il loro scopo ultimo "L'ingannevole filo del rasoio in Star Trek è come portare un esperienza per i fan che sia reale, autentica e consistente col canone, ma allo stesso tempo portare qualcosa di totalmente sorprendente e inaspettato in ballo. Quei momenti che nel canone non sono stati estesi, è quello il nostro punto giusto."

 Fonte: The Hollywood Reporter


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Articolo di Ada Bowman

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